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I commenti più recenti

  • Un animale selvaggio

    Dicker, Joël

    • 17/05/2024
      l'animale selvaggio
      trama avvincente con colpi di scena.
  • Le quattro ragazze Wieselberger

    Cialente, Fausta

    • 14/05/2024 Gruppo Di Lettura Il Club Del Martedì
      Una piacevole scoperta per poche lettrici/lettori il libro di Fausta Cilente, autrice dimenticata che pur con "Le quattro ragazze Wieselberger" vinse il premio strega nel 1976. Libro di memorie più che romanzo, la maggior parte del Gruppo l'ha trovato scialbo e poco convincente. Apprezzata da tutti la prima parte in cui la famiglia d’origine che vive a Trieste apre uno scorcio sul clima politico e culturale della città. I Wieselberger sono una famiglia dell’alta borghesia con interessi musicali che consentono alle quattro sorelle di conoscere e frequentare le persone più in vista, nell'ampio respiro mitteleuropeo che caratterizza la città. Il passaggio dalla terza persona alla prima nei tre capitoli successivi segna una cesura stilistica trasformando il testo in un racconto più intimista che tuttavia in molti hanno trovato superficiale. La narrazione storica si fa più approssimativa mentre le vicende della famiglia di Fausta diventano centrali: la madre costretta ad abbandonare la carriera musicale il padre austero e incapace di affetto, il forte legame con il fratello Renato. L’indipendenza di Fausta che passerà la vita a viaggiare, in fuga da situazioni troppo costrittive, è un tratto distintivo del memoriale. La maggior parte dei lettori però si aspettava un’analisi storica più accurata e profonda, mentre l’irredentismo e la Prima Guerra vengono narrati da una prospettiva personale, come vissuti famigliari. Anche l’ascesa del fascismo e il secondo conflitto mondiale sono narrati con distacco nonostante la collaborazione in prima persona della Cilente alle trasmissioni di Radio Cairo, dove condusse un programma di propaganda antifascista. Poche dunque le lettrici e i lettori che l’hanno apprezzato per intero rimanendo coinvolte dalla nostalgia con cui si snoda il racconto famigliare e dalla rievocazione di un mondo, quello triestino, che racchiude l’infanzia di Fausta ma anche il modus vivendi di una società a stretto contatto con gli intellettuali e gli uomini di cultura del tempo (si pensi a Joyce, Svevo, Saba). Rimane in tutti la consapevolezza di quanto i matrimoni fossero un azzardo, una scommessa troppo spesso persa per le donne nel tentativo di uscire di casa, alla ricerca di una libertà e di una indipendenza che in realtà era solo un’altra prigione. Il memoriale ha ricordato a qualcuno "Lessico famigliare" della Ginsburg anche se qui mancano l’ironia e la canzonatura della scrittrice torinese di adozione. La Cilente ebbe una vicenda editoriale alterna, dapprima censurata dal fascismo e successivamente misconosciuta dai contemporanei fino al Premio Strega. Nella sua lunghissima vita fu anche giornalista e traduttrice. A tutte/i è particolarmente piaciuto il finale del libro, con le quattro figure femminili sulla spiaggia e lo sguardo di Elsa su di loro a voler significare la continuità e la forza dei legami di queste donne lungo un secolo e oltre.
    • 26/03/2024 Gruppo Di Lettura - Il Club Del Sabato
      Il romanzo di Fausta Cialente, vincitore del Premio Strega nel 1976, ha rappresentato una piacevole scoperta per i lettori del nostro gruppo. Sconosciuta ai partecipanti, la scrittrice ha conquistato tutti con il suo stile narrativo ricercato e di grande eleganza. La prima parte del romanzo ci accompagna nella Trieste di fine Ottocento, all’interno dei salotti sontuosi della famiglia Wieselberger: qui le quattro sorelle Alice, Alba, Adele ed Elsa, sono solite assistere ai concerti dell’orchestra diretta dal padre, celebre musicista, ed intrattenersi in conversazioni e balli con intellettuali e personalità illustri del loro tempo. Alcuni lettori del nostro gruppo avrebbero preferito un’analisi più profonda dei rapporti tra le sorelle (probabilmente influenzati anche dal paragone con “Piccole donne”, di cui la Cialente è stata traduttrice). Ma la vera protagonista, in questa prima parte del romanzo, sembra in realtà essere la città di Trieste, affascinante e vitale, un crogiolo di razze e di lingue e un operoso sbocco sul mare per un grande Impero. I venti del cambiamento soffiano però forti sulla città: dal sogno irredentista, condiviso con forza anche dalla famiglia Wieselberger, al malcelato fastidio verso le minoranze, prima la tutte quella slava. Secondo alcuni di noi in questa prima parte la narrazione, seppur efficace, è risultata un po' distaccata e rigida, soprattutto se paragonata alla seconda parte del libro che, con una cesura netta, riporta i ricordi personali della scrittrice, figlia di Elsa, ultimogenita della famiglia Wieselberger. Nella narrazione si fa pian piano spazio la critica sociale nei confronti della borghesia dell’epoca e soprattutto nei confronti della posizione della donna. Il nostro gruppo di lettura ha apprezzato il modo in cui l’autrice ha abilmente intrecciato la storia privata della sua famiglia con la Storia italiana ed europea in uno spazio temporale così incandescente e tragico come quello che comprende la Grande Guerra, l’ascesa del Fascismo e il secondo conflitto mondiale. La Cialente ha dimostrato con molta lucidità e puntualità tutta l’arroganza e la presunzione dei politici, dei generali e dei borghesi che hanno spinto l’Italia dentro al baratro di una guerra per la quale era totalmente impreparata condannando al massacro un’intera generazione. La vita della famiglia Cialente è un continuo spostamento di città in città, da Cagliari a Roma, da Firenze a Milano e non stupisce certo che, dopo il matrimonio, la scrittrice si sposti di nuovo, questa volta in Egitto, dove, nel 1943, collaborerà per Radio Cairo per la messa in onda di trasmissioni antifasciste. La scena finale è probabilmente la più toccante di tutto il libro e si svolge in Kuwait, dove la scrittrice ha raggiunto la figlia e le nipotine. Rappresenta la chiusura di un cerchio che non è perfetto, come la vita di ognuno di noi, ma che ha cercato di trovare un senso e uno scopo anche e soprattutto nei momenti più bui.
  • Il terzo uomo

    Greene, Graham <1904-1991>

    • 14/05/2024
      Adriana Tonon Un altro giro di Ruota
      Brava la Sellerio ad aver ripubblicato questa chicca del grande Greene che era divenuta, negli ultimi anni, pressoché introvabile. Ho visto che ha recentemente ripubblicato anche "Brighton Rock" su cui mi fionderò in un futuro non molto remoto. In una sinistrata e sinistra Vienna postbellica dalla cui guazza emergono personaggi netti, stagliati nel panorama plumbeo, la Ruota del Prater si erge a memento mori. E dai cunicoli delle fogne in cui si muovono e agiscono, arriva la stessa suggestione della meraviglia architettonica evocata da Hugo. Non fai a tempo a cominciarlo che già finisce nella perfezione del linguaggio e dello stile: una gran lezione per scrittori di gialli improvvisati e pretenziosi.
  • Vardø : dopo la tempesta

    Hargrave, Kiran Millwood

    • 13/05/2024 Caccia alle streghe nel freddo norvegese
      Inizialmente avvincente nella storia e nello sviluppo, poi cala la tensione e riporta il tutto all’amore che cova tra le protagoniste. Leggibile, ma non condivido le recensioni entusiastiche.
  • Il purosangue

    Lawrence, D. H.

    • 12/05/2024
      Adriana Tonon Donne, cavalli, palafrenieri e toscanismi
      St. Mawr, è il titolo originale che è anche il nome di un cavallo. Probabilmente per Vittorini che lo tradusse, la pronuncia /mau̯r/ = aggettivo gallese per large; big; great (e non ho capito se /St/ stia per Saint o Street, boh!...); risultava ostica e così, tagliando la testa al bovide, "Il purosangue" fu. Chissà se a Lawrence sarebbe venuta la tentazione di reintitolarlo "The Thoroughbred" dando retta a Vittorini; secondo me ne avrebbe guadagnato. "Dal giorno che St. Mawr le era apparso, feroce e possente in un oscuro al di là, non poteva più credere al mondo in cui pur viveva". Scritto tre anni prima del suo più famoso e da me letto nell'altro secolo, "L'amante di Lady Chatterley", imperitura storia d'amore e di passione, qui sempre di amore e di passione si tratta: un amore fluido fra una donna e un cavallo nel quale lei vedeva, come mai aveva visto in un uomo, il dio nascosto in ogni cosa: il Gran Dio Pan. "Miss Manbay - le direi - potete prendervi mio marito, ma non il mio cavallo. Mio marito non ha bisogno di essere smascolinizzato, e non voglio che vi impicciate nel mio cavallo. Ho intenzione di preservare un'ultima cosa maschia in questo museo di mondo, se mi è possibile". Si sa, la figura del cavallo (bianco, nero, alato, cornuto o ibridato) è una potente immagine mitica e archetipica, ma Jung a parte, è innegabile che questo animale eserciti un fascino tutto particolare; potente e virile anche quando è una cavalla. Da sempre, anche da prima che l'uomo sussurrasse ai cavalli di redfordiana memoria, il genere equino mi infonde attrazione e timore allo stesso tempo, essendo stata, alla prima inforcata, senza riguardi disarcionata da un haflinger e morsicata al polpaccio da un pony del circo. Seducente l'atmosfera gallese in questo romanzo dallo sviluppo che ho trovato interessante e stimolante e dalla grande capacità di analisi e introspezione psicologica (umana ed equina). Permeata da sottile erotismo, ottima la narrazione, e quasi perfetta la traduzione di Elio Vittorini, a parte l'uso reiterato dell'aggettivo 'codesto', tipico nell'italiano letterario di quel periodo (1933) che messo, in particolare, nella traduzione dall'inglese in cui la differenza fra 'questo' e 'codesto' non mi risulta esista, mi disturba sempre un pochino; un altro toscanismo, 'diaccia' (ghiacciata), invece è carino. Mi è arrivato pure un certo sentore di Némirovsky e un pizzico di Henry James.
  • La buona società

    Towles, Amor

    • 10/05/2024
      Adriana Tonon Mr Grey o Mr Big?
      Parte prima: smarrimento Il ricco e fascinoso protagonista maschile dal nome Mr Grey, guarda caso, ricorda pericolosamente l'omonimo della nota epopea erotica facilmente deducibile; anche il mood, pur dal taglio più romantico che carnale, è simile. Entrambi i romanzi sono stati pubblicati nel 2011, e se questa è un'altra semplice coincidenza e nessuno ha rubato nulla a nessuno, E.L. James e Towles hanno avuto un'idea simile perché probabilmente questa era l'aria che tirava in quegli anni in certi ambienti letterari: unica spiegazione che mi do. Quindi, agli estimatori di "Un gentiluomo a Mosca" (suo picco letterario fin qui, che spero non rimanga ineguagliato), nonostante la scrittura che si conferma di buona qualità, consiglio vivamente di astenersi: evidentemente, nel suo primo romanzo, Amor è partito un po' sfumato; con lui, forse, avrei fatto meglio a non rivangare il passato. Parte seconda: metamorfosi Succede qualcosa, e Mr Grey deraglia dai cinici binari che nel mio immaginario gli avevo inizialmente tracciato e assume, sempre più nette, le imponenti, virili e seducenti fattezze del Mr Big di "Sex and the City"; nel mentre, con stupefacente contemporaneità, la protagonista Katey si rimpicciolisce nella bionda e riccioluta venere tascabile Carrie. Che fare?... Confermare il mio giudizio tranchant affibbiato alla parte prima e mollarla qui, oppure ammettere che questa storia che si snoda fra Wall Street, Park Avenue e gli Hamptons, proprio per le rinnovate affinità succitate (l'ambientazione fine anni '30 è decisamente trascurabile), appagando il mio lato più 'easy', mi sta acchiappando come, per anni, mi acchiappò quella serie televisiva? Parte terza: transfert Alla fine insomma è andata che l'ho finito, e tutt'altro che malvolentieri. Probabilmente ho rimosso Amor Towles e mi sono ritrovata in un romanzo di Carrie Bradshaw.
  • Come arrivare sulla luna

    Schuff, Nicolás

    • 08/05/2024 Come arrivare sulla luna 2022
      Con fatica sposto l'attenzione dall'immagine stupenda del grande specchio d'acqua calma e scura che riflette il cielo e la luna (immagine biblica), al corpo abbondante e irsuto del nonno che vive in montagna e che porta calzature francescane. // Come tanti altri nonni anche lui sa raccontare storie, piene di fantasia e poesia. Inizi di storie che potremmo fare nostri e sviluppare. // Il nonno vive isolato a contatto diretto con la natura che è suolo, vegetazione e cielo. // Il nonno non si è mai mosso di lì o ha scelto di vivere isolato in montagna? La casupola davanti alla quale aspetta a braccia aperte il nipote ci suggerisce che ha scelto. È in età, autonomo, vive in modo semplice, isolato dalla famiglia, lontano dalla città e immerso nella natura. Solo. Or. in spagnolo, Argentina 2022. Dai 3 ai 6 anni.
  • Con la nonna in riva al mare

    Hesse, Karen

    • 08/05/2024 Con la nonna in riva al mare 2022
      Il mare è un elemento che torna spesso nei libri che raccontano il rapporto nonni-nipoti. Tornare al mare, ricordare il mare è terapeutico per il nonno confuso di “Non ricordi nonnino?”. Come è terapeutico guardare il cielo, cercare l'orizzonte quando sfuma, chiudere gli occhi e ascoltare il rumore dell'acqua. // In cielo e in mare ci sono pochi oggetti, che lasciano tranquilli nonna e bambino. In spiaggia l'azione ripetuta del passo si accompagna a quella delle onde. Pochi oggetti, molte cose che si possono fare insieme. // II risguardo posteriore presenta la stessa immagine di quello anteriore ma siamo verso sera, quando l'orizzonte si fa più preciso, i colori più densi e nonna e bambino tornano a casa. Or. inglese, 2022. Dai 3 ai 6 anni.
  • Torna, nonna!

    Limb, Sue

    • 08/05/2024 Torna, nonna! 2022
      Nel risguardo anteriore del libro la nipotina abbraccia la nonna arrivata in Vespa. La Vespa ha 2 adesivi rotondi: il sole che ride e il simbolo della pace. Immagini che ci riportano agli anni ‘70. // Nel risguardo posteriore la nipotina, diventata adulta e seduta sulla stessa Vespa restaurata e senza adesivi, abbraccia la figlia piccola che ha i capelli rossi e le lentiggini della nonna. // Perchè chi ha una prospettiva di vita davanti non ha tempo da dedicare alla bambina? Papà, mamma, fratello, coetaneo. Invece chi non ha in fondo più tanto da vivere, la nonna, dedica tempo alla bambina? Giocando a carte, a palla, a nascondino, ai pirati, andando al parco o semplicemente rimanendo tranquille accoccolate in casa. // Un giorno la nonna scompare. La nipotina la cerca, la sogna, la vede, ma lei non c’è più. // Tanti anni dopo la nipotina di allora riconosce la nonna nei tratti e nei modi di fare della figlia, che nel gioco prende il posto della nonna pirata e abbraccia la mamma seduta sulla Vespa. Or. 1993, riedizione in fr. Belgio 2021. Dai 3 ai 6 anni.
  • Il mistero Caravaggio : per un quadro si può uccidere

    Stancanelli, Annalisa

    • 06/05/2024
      Cristina Dario Un libro ricco e complesso
      Un mistero che coinvolge uno degli artisti più amati e controversi della storia dell’arte, un genio maledetto. Un giallo-noir dalla narrazione scorrevole e coinvolgente; un ottimo esempio di come far intrecciare l’arte con una storia di omicidi dal risultato non scontato dove altri e altre hanno fallito, con esiti disastrosi e insapori. L’autrice in questo caso è riuscita a tenere alta la tensione sia sull’enigma del dipinto scomparso sia sulle vicende familiari dell’artista sia sulle indagini di un nucleo investigativo dei carabinieri poco noto e poco citato nei libri: la TPA, Tutela del Patrimonio Artistico. I numerosi personaggi e l’ambientazione sono ben delineati, tutto ben combinato tra fatti storici e leggende che da sempre arricchiscono la fama di Caravaggio, anche se non ne ha bisogno. Il finale rocambolesco l’ho trovato d’impatto anche se un po’ troppo fantasioso.