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Le braci

Márai, Sándor

1998

Abstract

Dopo quarantun anni, due uomini, che da giovani sono stati inseparabili, tornano a incontrarsi in un castello ai piedi dei Carpazi. Uno ha passato quei decenni in Estremo Oriente, l'altro non si è mosso dalla sua proprietà. Ma entrambi hanno vissuto in attesa di quel momento. Null'altro contava per loro. [...]
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    22/01/2020
      

    eleganza e raffinatezza di un grande romanzo

    Giudizio unanime di tutte le lettrici e i lettori del Club del Martedì a cui il libro è piaciuto moltissimo per l'eleganza e la raffinatezza della narrazione, per il contesto storico in cui si svolge e per la struttura quasi teatrale del romanzo, con un antefatto e lo snodo successivo rappresentato dal tradimento, la disillusione, l'isolamento del protagonista. Temi centrali del romanzo sono l'Amicizia, così intensa e profonda in due giovani che condividono il collegio e la carriera militare; l'amore, inteso come passione ed eros che attraversano Henrik, Konrad e Krisztina; la dedizione alla Patria, intesa sia come Paese (l'impero austro-ungarico) sia come terra e casa alle quali si sente di appartenere. Henrik e Konrad sono complementari: il rigore e il senso del dovere dell'uno trovano nella sensibilità e natura artistica dell'altro il proprio alter ego. Poi irrompe l'elemento di rottura, Krisztina, che alcuni lettori hanno considerato l'unica vera vittima di tutto l'intreccio. La grande abilità di Marai consiste nello svelare a poco a poco la vicenda, tenendo il lettore con il fiato sospeso in un'atmosfera indistinta, in cui le cose vengono dette e taciute allo stesso tempo, tanto da far dubitare che i fatti siano accaduti. Nonostante il lunghissimo monologo di Henrik, infatti, il tradimento non è mai dichiarato apertamente ma lasciato intendere grazie a pochi, essenziali dettagli. I pensieri di Henrik, che quasi ininterrottamente e ossessivamente lo accompagnano per 41 anni, riprendono la tecnica del flusso di coscienza che nella prima parte del '900 caratterizzava tanta letteratura mitteleuropea sulle basi delle scoperte psicoanalitiche. Marai scava nell'intimo di Henrik rivelando una personalità sofferente, un bambino trascurato che trova nella balia Nini l'unico legame affettivo davvero importante. Henrik si rivela in fondo incapace di comunicare emozioni e sentimenti, diventando così vittima di un tradimento quasi scontato, considerata l'affinità che lega Krisztina e Konrad. I tre protagonisti stanno come monoliti isolati, a testimoniare la rigidità dell'ambiente sociale in cui si ritrovano a vivere, vittime di un'educazione sentimentale povera di comunicazione ed empatia che li riduce in solitudine. Il soliloquio finale di Henrik non cerca risposte se non un tacito assenso da parte di Konrad. I due amici si comprendono senza bisogno che Konrad spieghi, si giustifichi o chieda scusa. L'epilogo del romanzo, che molti si aspettavano contenesse colpi di scena o improvvise reazioni da parte del Generale, sottolinea invece il riannodarsi di un legame antico nonostante gli anni e gli avvenimenti trascorsi, ma lascia il lettore in sospeso, a fare i conti con l'ambivalenza emotiva che pervade tutto il romanzo. La verità assoluta dei fatti, così tanto agognata, non esiste: Henrik lo comprende alla fine rinunciando a scoprire ciò che l'ha tormentato per anni. O forse accettando semplicemente di aver sempre saputo. Il desiderio di vendetta che ha bruciato per anni si spegne in presenza dell'amico consumandosi come la candela che rimanda al titolo originale Il diario gettato alle fiamme, il quadro ricollocato al suo posto e il bacio fuggevole a Nini diventano l'esito per nulla scontato di un grande romanzo che possiede una musicalità che spesso manca ai romanzi degli scrittori del nostro tempo.
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    23/12/2019
      

    !! allerta Spoiler !!

    Giudizio unanime del Gruppo di lettura sulla potenza della scrittura e sullo stile impeccabile. Tuttavia la vicenda narrata, l'ossessione che la accompagna e l'atmosfera cupa hanno fatto prendere le distanze a qualche lettore. Un libro sull'Amicizia e sulla memoria, ma anche sul rancore che cova nell'animo e sull'orgoglio smisurato degli uomini che restano cristallizzati nelle loro posizioni. Dopo la felice stagione della fanciullezza, in cui il sentimento mette radici al di là delle differenze di inclinazioni ed interessi dei due giovani, l'amicizia si incrina. E questo accade a causa di una donna che però non sembra occupare un ruolo così importante visto che entrambi l'abbandonano. L'amore e la relazione con Krisztina passano dunque in secondo piano rispetto ad un sentimento che è molto più profondo perché nasce nell'infanzia, ossia in un tempo in cui i legami e la condivisione sono assoluti. E' solo più tardi che la distanza diventa incolmabile e probabilmente non solo a causa del tradimento. Quello di Henrik è un monologo interiore: per 41 anni ripete a se stesso tutti i singoli momenti, i piccoli dettagli , gli avvenimenti con precisione maniacale, arrovellandosi e avvolgendo il pensiero in una spirale che attende di sciogliersi al momento opportuno, ovvero con il ritorno (vissuto come inevitabile) di Konrad. La vicenda personale di Henrik diventa ossessione e sovrasta persino i grandi avvenimenti storici vissuti dal protagonista in prima persona: la guerra mondiale, il crollo dell'impero Austro-Ungarico, l'avvento del nazismo e l'eco di un nuovo spaventoso conflitto alle porte. Poi il monologo si trasforma in soliloquio quando finalmente Henrik si trova in presenza di Konrad al quale lascia spazio per poche brevi battute. E a quel punto - sorprendentemente - il Generale non si aspetta più una risposta. O meglio: la verità non è più così importante. Forse perché le braci sotto le quali a lungo hanno covato l'odio e la rivendicazione si sono improvvisamente spente e il Tempo ha mitigato il fuoco che Henrik aveva dentro. O forse la visita dell'amico, vecchio e fragile come lui, ha rotto l'incantesimo che aveva fermato il tempo a quel giorno di 41 anni e 43 giorni prima. Una scrittura straordinaria, capace di evocare ambienti e situazioni fin nei minimi particolari e di trasmettere le emozioni dei protagonisti con viva forza. Le pagine che raccontano l'episodio della caccia, l'istante in cui Henrik intuisce che Konrad ha sollevato il fucile non mirando al cervo ma verso di lui, l'amico di una vita che lo conosce così a fondo da captare ogni singolo movimento e percepirne le intenzioni, sono davvero straordinarie. Magnifico il personaggio di Nini, un piccolo cameo luminoso in mezzo a tanta cupezza.
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